Vite comuni in tempi di guerra

Istituto Comprensivo Spirito Santo DD1- Casal di Principe (CE)

Interviste raccolte dagli alunni delle classi terze della scuola secondaria di I grado

A cura di: Vincenza Zinno, Erminia Cestrone, Gelsomina Natale

 

La Seconda Guerra mondiale ma, soprattutto, il periodo della Resistenza, iniziato dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, furono le “pagine” più drammatiche della storia del nostro paese; fu una guerra civile protrattasi fino al 25 aprile del 1945, giorno della liberazione dall’invasione tedesca. E’ difficile rappresentare oggi quello che fu il dramma di allora per molti ed è difficile anche definire quali furono tutti i caratteri di quello che fu un secondo Risorgimento; è un passato ancora troppo presente per gli uomini che lo vissero, e troppo remoto per i giovani di oggi. La storia della Resistenza si spezza in un numero infinito di episodi, di esperienze umane diverse. Quello che è certo è che, dopo l’umiliazione del conflitto perso a fianco dei tedeschi, che valse a cancellare, quasi per tutti, la retorica baldanza del fascismo, negli ultimi due anni di guerra l’Italia diede una prova di fondamentale importanza per ritrovare un nuovo spirito nazionale, dopo il Risorgimento, con una partecipazione popolare quale non si era mai avuta nella storia d’Italia. Nella nostra penisola la lotta partigiana aiutò l’avanzata degli Anglo-Americani, ma, soprattutto, ebbe una grande importanza morale e politica, nonostante abbia provocato tanto spargimento di sangue per le rappresaglie tedesche che ripresero con efferate stragi di civili, come alle Fosse Ardeatine di Roma, a Marzabotto in Emilia, o a S. Anna di Stazzema in Versilia. Tali sacrifici non furono vani, perché riuscirono a ripristinare il rispetto della dignità umana contro il cieco e brutale totalitarismo.

  1. La vita nel paese durante la II guerra mondiale

La vita era dura, c’era un clima di paura; mancava la corrente elettrica nelle case e nelle vie del paese, non c’erano neanche delle candele, si usavano le lampade a petrolio. Il cibo era insufficiente, limitato; ogni persona aveva una tessera per la spesa con 30 o 31 bollini con cui si potevano comprare 900 grammi, a persona, di alimenti quali: polvere di piselli, polvere di castagne, farina , formaggio. Le scuole, all’arrivo dei soldati italiani, non funzionavano sempre, perché erano occupate da questi. Una testimone ricorda che, sui muri della scuola, sita in via Torre, era scritto: “La fanteria non ha mai contato i suoi morti”. I mezzi di trasporto non sempre funzionavano regolarmente, si usava soprattutto il tram per gli spostamenti. Si aveva paura di uscire e lo si faceva solo in caso di necessità; di sera si andava a dormire vestiti per poter scappare velocemente e rifugiarsi nelle grotte in caso di lancio di bombe.

 

  1. L’occupazione nazista

All’indomani dell’armistizio dell’8 settembre del 1943 i tedeschi, che presagivano il tradimento, occuparono l’Italia. Sebbene il Sud fosse liberato prima della restante parte della nostra penisola, l’occupazione tedesca fu costellata di stragi, rappresaglie, vessazioni sistematiche. Qualsiasi atto di disobbedienza della popolazione civile diventava passibile di fucilazione con estrema facilità. Fu un periodo di terrore, difficilmente si usciva di casa. I tedeschi requisivano ogni bene; andavano in cerca di giovani da sfruttare per il lavoro e di ragazze per disonorarle. Rastrellavano gli uomini per deportarli in Germania; c’era chi si nascondeva nei pagliai, chi sui tetti, molti venivano scoperti e bastonati a sangue. Un episodio particolare avvenne il 20 settembre del 1943, sul calar della sera, quando San Cipriano d’Aversa che, allora, con Casal di Principe e Casapesenna formava l’abitato di Albanova, visse le sue ore più tragiche. Un soldato tedesco fu ferito da un colpo di pistola alle gambe da un giovane del paese soprannominato “Scansacarrette”. La reazione tedesca fu immediata, crudele, barbara. Al termine della rappresaglia, durante la quale, grida, pianti, si susseguivano senza sosta al crepitio incessante delle mitragliatrici e allo scoppio fragoroso delle bombe a mano, in via Fiume si contarono ben 4 morti e numerosi feriti. Raccapricciante la descrizione della scena riportata dal dottor Scipione Letizia, accorso per portare soccorso ai malcapitati: “Lo spettacolo che si presentò al mio sguardo fu non solo raccapricciante ma allucinante. Un gruppo di cinque o sei casupole, quasi catapecchie, erano sventrate dalle esplosioni delle bombe a mano e dalle sventagliate delle mitragliatrici. Porte abbattute, suppellettili misere in frantumi e sparse sul pavimento. quattro cadaveri di persone adulte e diciotto feriti”. Il giorno successivo mentre ancora si componevano i cadaveri delle vittime (Salvatore Baldascino, Giuseppe Cavaliere, Domenico Cirillo, Maria Giuseppa Salzillo), i tedeschi rastrellarono il paese alla ricerca di ostaggi da fucilare e. nonostante la maggior parte degli uomini avesse trovato rifugio sicuro nelle grotte dove gli stessi tedeschi non si avventuravano temendo delle imboscate, catturarono dieci persone, le quali, però, grazie alle insistenze di una commissione di notabili del paese, furono risparmiate. Un altro episodio ricordato da uno degli intervistati è quello di una signora che si affacciò dal suo balcone e, non appena venne avvistata dai tedeschi, fu uccisa.

 

  1. Occupazione degli Alleati

Gli alleati erano di passaggio nel nostro paese, giungevano da Napoli ed erano diretti a Cassino. Le persone erano lungo il corso e gioivano, battendo le mani, vedendo sfilare i camion e i carri armati su cui erano i soldati, tra cui anche molti di colore. Rispetto all’occupazione tedesca, in cui non ci si muoveva dalle mura domestiche, ci si sentiva liberi e si respirava un’aria di ottimismo. Alcuni ricordano che distribuivano cioccolatini e caramelle ai bambini o beni di prima necessità, quali saponette, maglioni, carne o fagioli in scatola. Qualcuno ricorda di un litigio tra due tedeschi e un americano che venne ucciso.

 

  1. Il giudizio sul periodo della guerra

La guerra è un’inutile strage e ricordarla dovrebbe insegnarci a non ricadere nello stesso errore.

 

  1. La vita dei soldati al fronte

Molti uomini del nostro paese combatterono in guerra, chi in Russia, chi in Grecia, chi fu preso prigioniero e portato in Inghilterra, altri furono deportati in Germania. Una signora intervistata ricorda che il suo futuro marito combatté, prima di essere deportato in Germania, in Grecia. Racconta che stava per essere fucilato perché aveva usato dei fili della linea elettrica per allacciarsi le scarpe; i tedeschi pensavano che li avesse tagliati dalla linea elettrica , in extremis riuscì a dimostrare che li aveva trovati già spezzati a terra e fu risparmiato. La guerra fu molto dura per tutti i combattenti e non tutti ebbero la fortuna di ritornare dalle loro famiglie; quelli che avevano perso i loro cari urlavano e piangevano nell’apprendere la notizia della loro morte, per le strade si sentivano le loro urla strazianti.

 

  1. La vita nel paese subito dolo la guerra

Terminato il conflitto ci si sentì rinati, ma la miseria persisteva. Gli uomini ritornati dalla guerra sporchi, laceri, affamati e scossi nell’animo, lentamente si ripresero, ritornarono a lavorare e, gradualmente, la miseria iniziò a scomparire.

 

  1. Quasi tutti gli intervistati non hanno partecipato al referendum col proprio voto perché ancora minorenni, ma ricordano che molti scelsero la forma repubblicana.

 

NATALE Raffaele, nato il 17/01/1918 a San Cipriano d’Aversa (CE)

Agricoltore (il padre) - Casalinga (la madre).

Il mio papà ha partecipato al la 1^ guerra mondiale e fu ferito, congedato con il grado di Sergente e fu anche decorato).

Sono andato a vivere a Casal di Principe nel 1945 e nel 1946 dove mi sono sposato (allora si chiamava Albanova), ricordo che nel 1928 fu costruita la rete ferroviaria Napoli-Caserta.

Mi ricordo di Piazza Mercato, Piazza Villa, il Corso - Le chiese che ricordo Spirito Santo, SS. Salvatore, Sacro Cuore, S. Biagio, S. Lucia.

Ricordo l’agricoltura, maniscalco,

Canapa, Barbabietole, pomodori, grano.

Pane fatto in casa e cotto al forno, fagioli, riso, pasta spezzata, pane cotto, maiale (si crescevano in caso due maiali all’anno).

Carrozzelle, calesse, carrette trainati da buoi o cavalli.

Il gioco del saltare, del cerchione, nascondino, gioco con i bottoni.

 

 

GAGLIARDI Annunziata, nato il 07/10/1923 a Casal di Principe (CE)

Solo il papà era nato a Casal di Principe nel 1881 – la madre De Angelis Giovannina, era nata in altro Comune.

Si, solo il papà ha frequentato la prima elementare.

Coltivatore diretto il padre - Casalinga (la madre).

L’attività svolta in famiglia era l’agricoltura.

Si coltivava grano, ecc..

Quello disponibile in casa, non ricordo bene.

Carretti trainati con cavalli o buoi..

Si, seduti vicini al camino “Ciccillo a bassa quota votte i bomb e se ne va”.

Parla di Badoglio, del Duce.

Il mio papà ha partecipato alla I guerra mondiale.

Si, il padre si trovava a fare il militare ad Aversa.

No, ho perso tutto, ho solo fotografie del fratello e del padre.

(Ricordo di alcun abitanti del paese che abitavano in P.zza Mercato, luogo nativo).

(Durante il bombardamento andavano a rifugiarsi nel ricovero predisposto nel paese).

 

 

CALDERONE Fieravanti, nato il 10/07/1925 a Casal di Principe (CE)

Solo la mamma è nata nel 1906 a Casal di Principe – papà era di altro paese, nato nel 1899.

I genitori sapevano scrivere e leggere.

Il padre guardia carceraria nell’Isola di Ponza - Casalinga (la madre).

I mestieri che ricordo sono il carrettiere, l’agricoltura, il riparatore di bicicletta.

Si coltivano i vigneti (asprinio), si piantavano i pioppi.

Si mangiava polenta

I mezzi di trasporto erano le carrette trainati con cavalli veloci, tram su rotaie in ferro.

Si giocava al gioco delle carte napoletane.

Si andava a Carinola con la bicicletta all’età di 12 anni e si trasmetteva con telegrafo.

Sindaco Pignata

 

SCHIAVONE Benedetto, nato il 27/01/1926 a Casal di Principe (CE)

Il mio papà è nato a Casal di Principe il 1892 – la mamma è nata a Villa di Briano nel 1895

Non ricordo bene, erano analfabeti ma sapevano firmare.

Agricoltore il papà - Casalinga (la mamma).

Ci raccontavano storielle vicino al camino e al braciere.

Ricordo che le strade del paese erano fatte di sassolini.

Ricordo che i mestieri erano legati all’agricoltura.

Si coltivava grano, avena, fave, ecc..

Si mangiava pettole, fagioli, ecc..

I mezzi trasporti erano i carretti trainati con cavalli o buoi..

Il gioco dello strummolo e altri (sentire registrazione).

Sindaco Pignata, Baldascini/o

Papà non ha partecipato alla guerra perché gli morì un fratello durante la prima guerra mondiale.

La vita in paese ricordo poco, ma era abbastanza tranquilla (si facevano le treccie al cavallo

iummenta”).

 

 

DIANA Salvatore, nato il Casal di Principe (CE) il 20 novembre 1927

Papà è nato a Casal di Principe (CE) il 1902

Mamma è nata a San Cipriano d’Aversa (CE) il 1898.

Papà era analfabeta, Mamma aveva la 3^ elementare

Papà era agricoltore, Mamma era casalinga

La vita era semplice, rispettosa e molto laboriosa

Le case erano tutte con cucina, sala da pranzo, due camere da letto, un bagno ed un grande cortile che serviva per la trebbia del grano. Infatti, si facevano i covoni di fascine di grano e si raccoglievano nel cortile e poi nel mese di giugno si trebbiava. Il cortile serviva anche per l’allevamento degli animali. Tra gli animali ricordo: mucche, vitelli, cavalli e animali domestici, quali: oche, galline, anatre, tacchini. Ancora ricordo i buoi che servivano per arare i terreni utilizzati fino agli inizi della 2^ guerra mondiale. Molti cittadini di Casal di Principe facevano il conto terzo degli animali per arare i terreni e successivamente alla 2^ guerra si è iniziato con i cavalli ad arare i terreni fino ad arrivare agli anni 60 con la rivoluzione industriale quando si videro i primi mezzi meccanici e cioè i trattori.

Ricordo che le fogne passavano dove attualmente c’è il Palazzo Baldascini che raccoglievano le acque provenienti da Casapesenna e San Cipriano le quali percorrevano Piazza Vittorio Emanuele (ex Piazza Mercato) Santa Lucia – Piazza Parroco Natale (Piazza San Rocco) – Via Milano – Via Difesa Casale e arrivavano nei Regi Lagni.

Le Chiese che ricordo da piccolo erano: Cuore di Gesù, Santa Lucia, Santa Maria Preziosa (ex cimitero) Cappella San Rocco.

I mestieri che si svolgevano erano: agricoltori, calzolai, falegnami, carpenteria in legno, fabbri, allevatori di greggi.

Si coltivava: grano, fagioli, granoturco, canapa, erba medica per gli animali.

La coltivazione della canapa s’iniziava a gennaio-febbraio con l’aratura (preparazione del terreno), metà marzo semina, luglio avveniva il raccolto (estirpazione, essiccazione, battitura (spenne), sciriatura e poi dopo 5-6 giorni si facevano le fascine, si tagliavano le radici, poi nelle vasche per la maturazione che durava 7-8 giorni. Si legavano alle due estremità perché erano alti circa 2,5 mt e si portavano a casa nell’aia (cortile) per la macenula, poi si conservava ammassato. Infine, si portava al Consorzio Nazionale della Canapa che faceva la stima (1^ e 2^ stima) qualche volta anche la 3^ stima. La coltivazione termina nel 1955.

Si mangiava: polenta, fagioli, pettole, pane cotto, maccheroni, gnocchi, pettole.

I mezzi di trasporto erano: Calesse per le persone più agiate e Carrette per tutti gli altri, poi, vi era anche il tram su rotaie che arrivava fino a Napoli.

I giochi dei bambini erano: il nascondino, lo schiaffone, una mond (salto all’ostacolo), la trottola, u mazz e mazzariello, la campana.

Nei miei ricordi c’è un’episodio di grande importanza che ritorna alla mia mente. Infatti, mi fu raccontato che il re Vittorio Emanuele III agli inizi del 1900 spesso si recava a caccia a Villa Literno (Vico di Pandano), zona paludosa e ricca di selvaggina, passando per Casal di Principe . Un giorno il re dopo aver effettuato la caccia nel far ritorno percorrendo il corso principale di Casal di Principe al suo calesse si ruppe una ruota perché la strada era piena di buche. Allora, mentre veniva riparata la ruota del calesse trovò ospitalità in un’abitazione di Casal di Principe e precisamente dalla famiglia VITALE. La proprietaria dell’abitazione, un’anziana donna offrì al re un bicchiere di vino che piacque molto al sovrano tanto che dopo aver ringraziato la vecchietta per la gentile e cortese ospitalità promise di aggiustare il Corso principale di Casale con basolame (pietra vulcanica) del vesuvio. Così da Piazza Villa e fino sopra al ponte di Casal di Principe il corso principale ebbe il basolame e da qui prese il nome di Corso Vittorio Emanuele.

Ricordo che davanti al camino si recitava il rosario e si raccontavano delle fiabe mentre si mangiava la polenta.

Ricordo che a Casal di Principe hanno amministrato il paese le famiglie: Coppola, Baldascini, Letizia e Pignata perché avevano figli professionisti che avevano studiato e tra di loro ricordo anche qualche sacerdote.

Papà non ha partecipato alla I^ guerra perché era piccolo.

La vita nel paese era semplice e bella. Ricordo che i vestiti acquistati per i figli grandi venivano poi dati ai fratelli più piccoli fino al loro consumo. Ricordo che c’era molta povertà. Non ricordo episodi di violenza.