Chiesa Parrocchiale SS Salvatore

1) BREVE DESCRIZIONE DELLA CHIESA
La chiesa più importante di Casal di Principe e la parrocchiale, intitolata al SS. Salvatore. Essa guarda sul corso principale del paese. Non è molto grande; anzi, direi che è angusta, per una cittadina così popolosa, anche se non e la sola. Confina, ad oriente, con piazza Tribuna; a mezzogiorno e ad occidente, con la strada pubblica; a settentrione, con la casa parrocchiale. E' a tre navate, con crociera, e misura mt. 36 per 15. Gli ornati sono di stile barocco. Alle spall dell'altare maggiore spicca it trono marmoreo della immagine della Santissima Vergine, detta la Preziosa, costruito nel 1933, venticinquesimo anniversario della Incoronazione, dalla carita dei fedeli. Vi sono sei altarini. Sulla parete destra di chi entra, vie una tela fatta affrescare da Giulio Pizzella, che porta la data del 1633. Sulla chiesa si eleva una magnifica torre campanaria.

2) ORIGINI DELLA CHIESA
Sulle origini di questa non esiste documentazione; perciò non possiamo precisare ne quando fu costruita, ne da chi fu costruita. Un unico riferimento ci è offerto daLle « Rationes » , ove e scritto: « Il sacerdote Nicola di Casandrino per la terza parte della chiesa di San Salvatore in Casal di Principe pagava tre taxi e grani 10 ». Questa notizia è del 1324, e ci informa che non solo in quel tempo la chiesa già esisteva, ma ancora ci induce a dedurre che, oltre al nominato presbitero, ve ne erano altri, che vi prestavano servizio. Del resto, sappiamo da altre fonti che, proprio in quegli anni, si andavano costituendo le prime parrocchie nei centri minori, ad esempio Frignano Piccolo, ove fu istituita nel 1342. Prima di quella data i Vescovi, dai centri maggiori, mandavano i presbiteri ad amministrare i sacramenti nei paesetti, quando non ve ne erano sul posto. Casale, verso it mille, rappresentava una « baiulatio », abitata da villani, da « homines e da qualche presbitero » . Nel 1158, in una sentenza redatta in curia plenaria, in « choro beati Pauli », merce la quale si dichiara che i due mulini costruiti in prossimità dei Lagni appartengono alla chiesa di San Martino, « subiecta » a quella di San Paolo, e non a Giovanni Spia, « ballivus » Casalis et Felicis, che li aveva in-debitamente costruiti, si fa nome di testimone in favore del vescovo di Aversa, di un certo Giovanni, presbitero di Casale.
La documentazione precisa inizia dopo it Concilio di Tren­to, da quando cioè i parroci furono obbligati a risiedere nelle loro parrocchie.
Da quel tempo, o giù di Lì, si hanno, negli archivi parrocchiali, i necrologi, i libri dei battesimi e dei matrimoni, dai quali risultano i nomi dei vari parroci. Per la nostra Chiesa dobbiamo partire dal 1581.
Il 4 marzo del 1561 il Vescovo mons. Balduino de Balduinis si portò in visita alle Chiese di Casale, delle quali lasciò alcune note. Il cappellano della Chiesa principale era don Antonello de Fulgore. Trovò ben conservato il Santissimo, ben fatto il fonte battesimale. Mancava il libro dei battezzati che ordinò di tenere e di trascrivervi anche i nomi del padrino, della madrina e della levatrice, cosi come era prescritto nei regolamenti stilati dal Concilio Tridentino. Sull'altare maggiore non ancora consacrato, vi era una icona di legno dorato con al centro la figura della Madonna e ai lati quella di S. Sebastian e di S. Antonio, e sopra la figura del Salvatore. L'icona era stata fatta con le offerte dei filiani, che ammontavano a ducati trenta, del Cappellano con ducati dieci e del Barone con ducati dieci.
Il Rettore della chiesa era l'Arcivescovo o hydrundinus », il quale non si presenta. La Rettoria aveva in dote sei moggia di territorio arbustato.
I beni immobili della Cappellania invece, erano i seguenti: dodici moggia di terreno presso i beni di don Nicola Landulfo di Aversa, di S. Maria Preziosa, nel luogo detto « alla Croce »; altre quattro moggia « alla fossa verdesca » presso i beni di don Scipione Gargano; altre tre moggia a S. Maria Preziosa presso i beni di don Pietro Mario di Mauro di Aversa; altre sei moggia « alla via delle forcine » presso i beni di don Scipione Tomacelli di Napoli; altre moggia sette presso i beni di Marco Antonio de Ausilio di Aversa; altre moggia sette a S. Maria Preziosa presso i beni del nobile Luigi di Paulella; un moggio « alla menescalco » presso i beni della SS. Trinita di Sorrento; altre sei moggia « alla fossa verdesca » presso i beni di Pirro Luigi da Giardino; altre due moggia « a vicanello » presso i beni di Costanzo Bonifatio; altre due moggia alla o via di Vico » presso i beni di Vincenzo della Corte; altre due moggia. « alla fossa verdesca » presso i beni di Sebastiano di Lauletta; una bottega presso la chiesa di vecchia costruzione ed un'altra di nuova costruzione; una casa con giardino.

Nella chiesa vi erano varie cappelle:

  • Cappella della SS. Eucarestia - eretta e costruita con le offerte dei confratelli della congrega. Sulla parete di detta cap­pella vi erano dipinte le figure del Santissimo Corpo di Cristo con alcuni Angeli.
  • Cappella di Santa Maria Vergine - annessa alla Chiesa - Quindi c'era un altare senza titolo, non consacrato, sul quale si trovava una icona molto antica.
  • Cappella di S. Maria di Loreto (sic) - sul lato sinistro dell'altare maggiore, eretta di recente dalla famiglia Pizzella, con una icona, con le figure della Vergine, di S. Donato e S. Antonio.
  • Un'altra cappella intitolata a S. Maria Vergine, fatta erigere da Antonio Andrea Evangelista, Luisa e Marco Scamperti, nella quale c'era un affresco con la Madonna al centro e ai lati S. Matteo e S. Antonio.
  • Un'altra cappella ancora intitolata alla Vergine della famiglia di Cesare Coppola con un dipinto della Madonna in mezzo tra S. Sebastian e S. Antonio.
  • Vi era ancora un altare nudo ma consacrato con una grande immagine della Croce.

Al di fuori della chiesa parrocchiale esistevano altre cappelle:

  • La Cappella rurale di S. Donato, già allora diruta e senza tetto, di cui era rettore l'abate don Fulvio Sannite di Aversa.
  • La Cappella di S. Andrea, quasi del tutto diroccata, ai confini del Casale.
  • La Cappella, di S. Lucia ugualmente senza cappellano.
  • La chiesa di S. Agnello di Quatrapane, il cui rettore era l'abate don Giulio del Tufo di Aversa.

Con ii passar dei secoli molte cose sono cambiate. Se apriamo difatti la visita del Cardinale Innico Caracciolo, troviamo alcune trasformazioni. Nella Chiesa Parrocchiale vi sono dodici cappelle:

  • Dal lato del Vangelo abbiamo: la Cappella del SS. Rosario,
  • la Cappella di S. Caterina di ius patronato della. famiglia Natale, di cui è beneficiario il R. d. Onofrio Coppola,
  • la Cappella dell'Epifania di ius Patronato della famiglia Corvino, di cui e beneficiario it R. d. Francesco Corvino;
  • la Cappella di S. An­tonio di Padova;
  • la Cappella di S. Maria delle Grazie di ius Patronato della famiglia Pizzella;
  • la Cappella di S. Anna.

Dal lato dell'Epistola abbiamo:

  • la Cappella di S. Maria dei Sette Dolori ove era la Congrega e il Monte del fratelli e delle sorelle assistiti dal Comune. In questo stesso anno fu istituito un beneficio di quaranta ducati per conto del Principe di Durazzano con un peso di trenta messe all'anno.
  • La Cappella di S. Maria del Loreto di ius Patronato dei Pizzella;
  • la Cappella, di S. Matteo ius Patronato della famiglia Scamperti;
  • la Cappella di S. Caterina, ius Patronato della famiglia Coppola;
  • la Cappella delle Anime Sante del Purgatorio, con it Monte dei Fratelli e delle Sorelle,
  • la Cappella della Beatissima Vergine del Carmine, la Cappella di S. Lucia con la Congregazione dei Fratelli.

La Chiesa parrocchiale, oltre i beni immobili, di cui abbiamo fatto in precedenza cenno, possedeva i seguenti beni mobili:

  • un calice d'argento donato alla SS. Vergine dal cardinale De Luca, del valore di 40 ducati;
  • un altro calice d'argento fatto da Donato Coppola del valore di ducati trenta; un incensiero del valore di ducati quaranta;
  • un calice con coppa d'argento indorato di ducati nove;
  • un altro calice con coppa d'argento di ducati dieci;
  • una sfera d'argento di ducati cento;
  • una croce d'argento lavorato attorno al tronco con angeli e una colomba di ducati centoquaranta;
  • un secchio di argento di ducati venti;
  • un aspersorio di ducati cinque;
  • un vaso d'argento per l'olio degli infermi di ducati sette;
  • una Pisside grande tutta d'argento lavorato con ii piede d'argento di ducati venti;
  • un'altra Pisside piccola di ducati dieci;
  • un incensiere grande d'argento di ducati ottanta;
  • un Baldacchino per portare it Viatico agli infermi di ducati dieci;
  • un altro Baldacchino grande, tutto intagliato e indorato con figure di Angeli di ducati cinquanta;
  • un apparato ricamato « fraschiato » con seta e oro cioè una Pianeta, due Tonacelle, con Omerale e Piviale, fatto per concorso del popolo e del clero di ducati duecentocinquanta;
  • un altro « apparato » meno solenne, di ducati sessanta;
  • un apparato nero di ducati quaranta;
  • tre pianete bianche di ducati ventotto;
  • un'altra Pianeta pure bianca di ducati ventisei;
  • quattro pianete rosse di ducati trentacinque;
  • tre Pianete verdi di ducati ventidue;
  • quattro Pianete viole di ducati trenta;
  • altri oggetti di minore importanza.

Epigrafe del maritaggio nella Chiesa del SS. Salvatore

(Info sull'epigrafe sono fornite a cura di Pasquale Federele – Responsabile Servizio Archivio e Editoria © Testo di Angelo Cirillo)

Entrando nella  Chiesa del SS. Salvatore a Casal di Principe, sul primo pilastro a destra, troviamo un’epigrafe in marmo del 1604.  La lastra, in un italiano antico, racconta dell’istituzione di un “Monte di maritaggio” per lascito testamentario del barone di Casal di Principe, Tommaso Gargano, e per un’ulteriore donazione del fratello, Pietro Antonio Gargano.

Si trattava di un “legato pro anima”, cioè una disposizione testamentaria che conteneva tutti gli atti a favore dell’erede con l’imposizione di un modus che lo vincolava ad erogare somme e a svolgere attività per fini religiosi o di culto. Nel XVII sec. era ancora molto diffusa la convinzione di investimento spirituale “pro rimedio animae”.

Secondo la studiosa Rossella Del Prete sembrerebbe «che alla radice dell’interesse del benefattore per le fanciulle povere vi fosse anche il controllo della fecondità femminile, richiamato dalla condizione indispensabile alla elargizione di doti di maritaggio, ossia lo stato di verginità delle fanciulle». Del resto sia il Concilio di Trento sia l’etica protestante avevano inteso la sessualità non peccaminosa soltanto all’interno del matrimonio e finalizzata alla procreazione.

Nei maritaggi però, al centro dell’attenzione restava sempre l’anima del benefattore; in genere prima dell’inserimento dei nomi delle candidate nella bussola le fanciulle «avrebbero dovuto – secondo gli studi di Del Prete – assistere, confessarsi e comunicarsi, prendere le indulgenze dalla Chiesa ed applicarle poi in suffragio dell’anima del loro benefattore e dei suoi familiari».

A Casal di Principe annualmente una fanciulla riceveva il beneficio del maritaggio. C’erano però dei criteri da rispettare: le fanciulle avevano tra i 13 e i 30 anni, anche se non mancavano casi di assegnazione a donne mature; spesso si sceglievano ragazze molto povere, orfane o provenienti da famiglie numerose. In parrocchia sono gli “Status Animarum” a certificare questo spaccato socio-economico, in appendice in quello redatto da Nicola Di Virgilio (parroco dal 1756 al 1776) sono riportati: anni del beneficio, nomi e cognomi delle ragazze, nomi di battesimo dei loro sposi e date dei matrimoni.

3) ELENCO DEI PARROCI DELLA PARROCCHIA DEL SALVATORE

1 Reverendissimo don Antonello de Fulgore, Parroco di S. Salvatore e, nello stesso tempo, parroco « portionario » di S. Maria a Piazza di Aversa, cantore del Duomo, Vi-cario Generale della diocesi, e, in-fine, Vescovo di Bisaccia, ove e venerato come Beato.  
2 Reverendissimo don Girolamo de Fulgore, fratello del Vescovo, parroco «portionario» di S. Maria a Piazza di Aversa e Cantore del Duomo.  
3 don Antonio Falcolino da Aversa, parroco.  
4 don Bernardino Davide di Aversa, parroco, arcidiacono del Duomo e Vicario generale dell'Eminentissimo Cardinale Filippo Spinelli.  
5 don Pompilio Pagliuca di Aversa.  
6 don Carlo Cirillo di Grumo.  
7 don Carlo Friello   
fino al 1664
8 don Carlo Fabozzi di Teverola
1664-1695
9 don Paolo Zippo   
1695-1707
10 don Domenico de Letizia, gia parroco di Frignano maggiore per tredici anni 1708-1715
11 don Alessio Pizzella 1715-1728
12 don Alessio de Letizia 
1728-1756
13 don Nicola de Virgilio 1756-1776
14 Francesco Coppola economo curato 1776-1780
16 don Scipio de Letizia 1780-1783
17 nuovamente Francesco Coppola economo curato   
1784-1787
18 don Andrea de Diana   
1787-1793
19 don Michele Pizzella   
1794-1818
 20 don Stefano Pizzella   
1818-1849
 21 don Girolamo Pizzella economo‑ curato  
1849
 22 don Raffaele Magri   
1850-1857
 23 don Michele Baldascino
1857-1873
 24 don Pasquale Fedele   
1873-1900
 25 don Michele Natale 1911-1953
 26 don Bernardo Coronella   
1953-1963
 27 don Vincenzo Caterino 1963-1978

 28

don Carlo Aversano dal 1978

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