Agli inizi del Novecento Casal di Principe era un paese agricolo dove la vita scorreva scandita dal ritmo delle stagioni, del lavoro dei campi e delle principali festività religiose : Natale, Pasqua, festa patronale.
Arretrato per infrastrutture e tasso di alfabetizzazione, come la maggioranza dei paesi del Sud, trovava i suoi punti di forza nella laboriosità e fierezza degli abitanti, nella forza dei legami familiari e sociali e nel sentimento religioso, in particolare nella devozione verso la patrona del paese, la Madonna M.SS. Preziosa.
Dalle interviste alle persone anziane sono emersi vari aspetti della vita quotidiana nei primi decenni del Novecento, rimasti pressoché invariati fino agli anni Sessanta-Settanta del secolo.
In una tesi di laurea in Antropologia culturale dell’anno accademico 1974/75, una giovane di Casal di Principe lamentava, infatti, che la ventata di “rinnovamento ed evoluzione dei costumi” che aveva pervaso il mondo con il “68 non aveva minimamente intaccato il nostro paese dove si registrava ancora la persistenza di usi e tradizioni del passato, come la dipendenza assoluta dalla famiglia, soprattutto per le ragazze che continuavano ad avere una libertà limitata; l’invadenza dei genitori, ma anche di altri membri della famiglia come nonni, zii…, nella scelta dei futuri coniugi; la scarsa intraprendenza delle donne che, nella maggioranza, anche se diplomate o laureate non cercavano di inserirsi nel mondo del lavoro ma preferivano la sistemazione con il matrimonio.
Arretrato per infrastrutture e tasso di alfabetizzazione, come la maggioranza dei paesi del Sud, trovava i suoi punti di forza nella laboriosità e fierezza degli abitanti, nella forza dei legami familiari e sociali e nel sentimento religioso, in particolare nella devozione verso la patrona del paese, la Madonna M.SS. Preziosa.
Dalle interviste alle persone anziane sono emersi vari aspetti della vita quotidiana nei primi decenni del Novecento, rimasti pressoché invariati fino agli anni Sessanta-Settanta del secolo.
In una tesi di laurea in Antropologia culturale dell’anno accademico 1974/75, una giovane di Casal di Principe lamentava, infatti, che la ventata di “rinnovamento ed evoluzione dei costumi” che aveva pervaso il mondo con il “68 non aveva minimamente intaccato il nostro paese dove si registrava ancora la persistenza di usi e tradizioni del passato, come la dipendenza assoluta dalla famiglia, soprattutto per le ragazze che continuavano ad avere una libertà limitata; l’invadenza dei genitori, ma anche di altri membri della famiglia come nonni, zii…, nella scelta dei futuri coniugi; la scarsa intraprendenza delle donne che, nella maggioranza, anche se diplomate o laureate non cercavano di inserirsi nel mondo del lavoro ma preferivano la sistemazione con il matrimonio.