Il piccolo paese di Casal di Principe nel 1901 contava 5428 abitanti.
La maggioranza della popolazione si dedicava al lavoro dei campi ed era costituita da piccoli proprietari, affittuari o braccianti ; solo alcuni possedevano qualche decina di ettari di terreno. Buona parte della terra era ancora di proprietà di marchesi, principi e baroni (Bevilacqua, Diana, Colonna…) .
Oltre ai contadini, che si spaccavano la schiena nei campi per dodici ore al giorno, altri esercitavano mestieri vari, da cui ricavavano quel poco per non morire di fame (vedi MESTIERI E ATTIVITA’PRODUTTIVE).
A parte poche famiglie abbienti, la popolazione viveva una vita di stenti e la denutrizione, dovuta al cibo scarso o poco proteico, spesso colpiva adulti e bambini. La mortalità infantile era molto alta, soprattutto nel primo anno di vita e le nascite sopravanzavano le morti solo per la prolificità delle coppie.
L’analfabetismo era imperante e questo sia a causa di mancanza di strutture e investimenti nel settore ( nel 1906 il Prefetto ORDINO’ al Sindaco di istituire due scuole di grado superiore - cioè terza, quarta e quinta elementare – giacché questi si rifiutava insistendo di non avere fondi per pagare altri due maestri ) sia per la diffusione del lavoro minorile fin dall’età di sette/otto anni ( vedi LA SCUOLA A CASAL DI PRINCIPE).
“Poche famiglie benestanti esercitavano, con il benessere, anche la supremazia del potere sugli altri, nella quasi totalità gente analfabeta, ma anche intelligente, forte e coraggiosa” (Scipione Letizia “Un paese fuori legge” pag. 12)
A Casale non esistevano partiti politici, non si conoscevano, ma c’erano “partiti di famiglie” che si contendevano, con ogni mezzo, il governo del paese. Queste persone possedevano terreni e fabbricati quindi i fittavoli, gli inquilini delle case, votavano per il loro padrone. Essi avevano un altro elemento che li distingueva dagli altri, l’istruzione, dato emerso da varie interviste: “Comandavano sempre le stesse famiglie, i Pignata, i Baldascini, i Coppola…perché avevano i figli che avevano studiato” (B.S. 1925)
Il popolo, quello ammesso al voto (bisogna ricordare che il suffragio universale maschile fu introdotto in Italia nel 1912; prima votavano solo coloro che sapevano leggere e scrivere e possedevano un censo pari a 19,80 lire) al momento delle elezioni si divideva in due fazioni e, ora vinceva l’una, ora l’altra.
Nel 1901 fu eletto sindaco Mattia Coppola, ma dal 1902 al 1909 il potere passò a Camillo Pignata che sarà sindaco anche dal 1914 al 1916 e ricoprirà la carica di Commissario prefettizio e di potestà nel 1932/33.
Nel biennio 1909/1911 ci fu Francesco Coppola a cui seguirono , nel 1912/13, due commissari prefettizi, Francesco Dentice e Gennaro Gavarini.
Camillo Pignata fu un personaggio di primo piano nella vita politica casalese del primo Novecento. Appartenente ad una delle famiglie più in vista del paese, in gioventù militò nell’esercito e fu capitano di cavalleria ma, invece di seguire la carriera militare, preferì tornare a casa ed inserirsi nella vita pubblica. Fu due volte sindaco e poi Commissario prefettizio e Podestà in epoca fascista.
Gli anziani lo ricordano come un uomo capace ma che “voleva essere rispettato”; le fonti dicono che fu un abile dialettico, gentile ma austero, razionalista e calcolatore nella vita amministrativa.
Ebbe tanti nemici e una gestione amministrativa difficile. Uno dei più spietati avversari fu il barone Agostino Corvino che pubblicò addirittura un opuscolo dove, oltre a definirlo “ipocrita e galeotto”, ne diffamò la famiglia affermando che la stessa proveniva dalla Calabria da dove un antenato era fuggito per aver commesso un omicidio “per un piatto di lenticchie” ed era giunto a Casale dopo aver scontato quindici anni di prigione a Nisida. Questa propaganda avversa lo indusse una prima volta a dimettersi e, alla fine del primo mandato, ad essere esaminato da una commissione d’inchiesta di tre consiglieri perché accusato di sottrazione di oggetti pignorati e abuso delle proprie funzioni. Uscì indenne da tutte le accuse e fu rieletto sindaco nel 1914.
Come amministratore fece varie opere importanti per il paese: realizzò l’Esattoria delle imposte, riattivò la fiera settimanale, istituì una stazione ippica, si impegnò affinché arrivasse l’elettricità e la tramvai, sistemò il palazzo comunale e via Larina.
In epoca fascista volle fermamente che fosse costruita una via d’accesso alla stazione ferroviaria , fece eseguire vari lavori di restauro di edifici pubblici e strade; inoltre affrontò ed avviò a conclusione l’annoso problema di Difesa Casale.
Francesco Coppola ( 1909/11) fu ostacolato nel suo mandato amministrativo proprio da Camillo Pignata che, con ricorsi, cercò di farne annullare l’elezione. Fu anche denunciato perché risultava tra i 28 che avevano occupato il territorio demaniale di Difesa Casale. Da questo processo uscì indenne (insieme agli altri 28) perché la Corte d’appello giudicò il Prefetto non competente a richiedere la reintegra di quelle terre.
In verità, tutti gli amministratori di Casal di Principe di quel periodo cercavano più che altro di far quadrare l’esiguo bilancio comunale ( che si aggirava intorno alle 20 lire annue) e che serviva, a malapena, a pagare lo stipendio ai pochi impiegati, al medico condotto, al custode del cimitero e a due netturbini che, con un carretto, asportavano i rifiuti dal corso principale. Poco restava per migliorare le condizioni infrastrutturali del paese o per investire nell’istruzione, nonostante l’impegno profuso da alcuni.
Il popolo in generale era paziente, o meglio, rassegnato; tollerava questo stato di cose senza protestare considerandolo ineluttabile.
La maggioranza della popolazione si dedicava al lavoro dei campi ed era costituita da piccoli proprietari, affittuari o braccianti ; solo alcuni possedevano qualche decina di ettari di terreno. Buona parte della terra era ancora di proprietà di marchesi, principi e baroni (Bevilacqua, Diana, Colonna…) .
Oltre ai contadini, che si spaccavano la schiena nei campi per dodici ore al giorno, altri esercitavano mestieri vari, da cui ricavavano quel poco per non morire di fame (vedi MESTIERI E ATTIVITA’PRODUTTIVE).
A parte poche famiglie abbienti, la popolazione viveva una vita di stenti e la denutrizione, dovuta al cibo scarso o poco proteico, spesso colpiva adulti e bambini. La mortalità infantile era molto alta, soprattutto nel primo anno di vita e le nascite sopravanzavano le morti solo per la prolificità delle coppie.
L’analfabetismo era imperante e questo sia a causa di mancanza di strutture e investimenti nel settore ( nel 1906 il Prefetto ORDINO’ al Sindaco di istituire due scuole di grado superiore - cioè terza, quarta e quinta elementare – giacché questi si rifiutava insistendo di non avere fondi per pagare altri due maestri ) sia per la diffusione del lavoro minorile fin dall’età di sette/otto anni ( vedi LA SCUOLA A CASAL DI PRINCIPE).
“Poche famiglie benestanti esercitavano, con il benessere, anche la supremazia del potere sugli altri, nella quasi totalità gente analfabeta, ma anche intelligente, forte e coraggiosa” (Scipione Letizia “Un paese fuori legge” pag. 12)
A Casale non esistevano partiti politici, non si conoscevano, ma c’erano “partiti di famiglie” che si contendevano, con ogni mezzo, il governo del paese. Queste persone possedevano terreni e fabbricati quindi i fittavoli, gli inquilini delle case, votavano per il loro padrone. Essi avevano un altro elemento che li distingueva dagli altri, l’istruzione, dato emerso da varie interviste: “Comandavano sempre le stesse famiglie, i Pignata, i Baldascini, i Coppola…perché avevano i figli che avevano studiato” (B.S. 1925)
Il popolo, quello ammesso al voto (bisogna ricordare che il suffragio universale maschile fu introdotto in Italia nel 1912; prima votavano solo coloro che sapevano leggere e scrivere e possedevano un censo pari a 19,80 lire) al momento delle elezioni si divideva in due fazioni e, ora vinceva l’una, ora l’altra.
Nel 1901 fu eletto sindaco Mattia Coppola, ma dal 1902 al 1909 il potere passò a Camillo Pignata che sarà sindaco anche dal 1914 al 1916 e ricoprirà la carica di Commissario prefettizio e di potestà nel 1932/33.
Nel biennio 1909/1911 ci fu Francesco Coppola a cui seguirono , nel 1912/13, due commissari prefettizi, Francesco Dentice e Gennaro Gavarini.
Camillo Pignata fu un personaggio di primo piano nella vita politica casalese del primo Novecento. Appartenente ad una delle famiglie più in vista del paese, in gioventù militò nell’esercito e fu capitano di cavalleria ma, invece di seguire la carriera militare, preferì tornare a casa ed inserirsi nella vita pubblica. Fu due volte sindaco e poi Commissario prefettizio e Podestà in epoca fascista.
Gli anziani lo ricordano come un uomo capace ma che “voleva essere rispettato”; le fonti dicono che fu un abile dialettico, gentile ma austero, razionalista e calcolatore nella vita amministrativa.
Ebbe tanti nemici e una gestione amministrativa difficile. Uno dei più spietati avversari fu il barone Agostino Corvino che pubblicò addirittura un opuscolo dove, oltre a definirlo “ipocrita e galeotto”, ne diffamò la famiglia affermando che la stessa proveniva dalla Calabria da dove un antenato era fuggito per aver commesso un omicidio “per un piatto di lenticchie” ed era giunto a Casale dopo aver scontato quindici anni di prigione a Nisida. Questa propaganda avversa lo indusse una prima volta a dimettersi e, alla fine del primo mandato, ad essere esaminato da una commissione d’inchiesta di tre consiglieri perché accusato di sottrazione di oggetti pignorati e abuso delle proprie funzioni. Uscì indenne da tutte le accuse e fu rieletto sindaco nel 1914.
Come amministratore fece varie opere importanti per il paese: realizzò l’Esattoria delle imposte, riattivò la fiera settimanale, istituì una stazione ippica, si impegnò affinché arrivasse l’elettricità e la tramvai, sistemò il palazzo comunale e via Larina.
In epoca fascista volle fermamente che fosse costruita una via d’accesso alla stazione ferroviaria , fece eseguire vari lavori di restauro di edifici pubblici e strade; inoltre affrontò ed avviò a conclusione l’annoso problema di Difesa Casale.
Francesco Coppola ( 1909/11) fu ostacolato nel suo mandato amministrativo proprio da Camillo Pignata che, con ricorsi, cercò di farne annullare l’elezione. Fu anche denunciato perché risultava tra i 28 che avevano occupato il territorio demaniale di Difesa Casale. Da questo processo uscì indenne (insieme agli altri 28) perché la Corte d’appello giudicò il Prefetto non competente a richiedere la reintegra di quelle terre.
In verità, tutti gli amministratori di Casal di Principe di quel periodo cercavano più che altro di far quadrare l’esiguo bilancio comunale ( che si aggirava intorno alle 20 lire annue) e che serviva, a malapena, a pagare lo stipendio ai pochi impiegati, al medico condotto, al custode del cimitero e a due netturbini che, con un carretto, asportavano i rifiuti dal corso principale. Poco restava per migliorare le condizioni infrastrutturali del paese o per investire nell’istruzione, nonostante l’impegno profuso da alcuni.
Il popolo in generale era paziente, o meglio, rassegnato; tollerava questo stato di cose senza protestare considerandolo ineluttabile.