Legami familiari e sociali

Le persone intervistate hanno riferito che la vita quotidiana era dura e faticosa: si lavorava molto e si guadagnava poco e c'era tanta miseria, in alcuni casi vera e propria fame.
In effetti, a parte poche famiglie abbienti, il resto della popolazione viveva del frutto del proprio lavoro che non sempre bastava a sfamare la famiglia.
Le famiglie, in genere, erano numerose; avere dai 5 ai 10 figli era la normalità, dato incentivato  in epoca fascista (anni Venti-Quaranta) quando il regime fece della battaglia demografica una delle sue bandiere. Basti ricordare, infatti, che in quegli anni venivano date sovvenzioni a chi aveva molti figli mentre chi non si sposava doveva pagare una tassa apposita.
La famiglia era patriarcale e, in molti casi, allargata ; il membro più anziano, in genere il nonno, rappresentava per tutti un punto di riferimento finché era in vita. I rapporti genitori – figli, anche se già sposati, erano basati sul rispetto e sulla soggezione. Il padre, soprattutto, era una figura molto temuta e riverita. Non c'era quasi dialogo con lui e, quasi  sempre, al genitore non si dava il “tu” ma si parlava  con  il “voi”, in segno di rispetto. La figura materna era sicuramente più vicina alla vita dei figli e, anche se il capofamiglia era l’uomo, in molti casi la madre aveva una grande autorità.
I legami di sangue erano molto forti con fratelli, sorelle, nipoti ma anche con zii, cugini di primo e secondo grado. Il termine casalese per indicare i cugini è, infatti, “fratecucin” e “soracucina”, proprio per intendere questo legame stretto, di “fratellanza/sorellanza” che univa gli appartenenti ad uno stesso ceppo familiare.
In occasione di feste ( nascite, battesimi, matrimoni…) tutta la famiglia festeggiava e, purtroppo, lo stesso avveniva in caso di lutti. Anche la morte di un parente non prossimo comportava il lutto per l’intera famiglia. C’erano addirittura regole fisse che stabilivano i periodi di lutto e gli abiti da indossare per le varie situazioni.
Per esempio, le donne portavano per la:
  • morte di un genitore, coniuge, sorella-fratello : tre anni di lutto stretto (abiti e calze interamente neri) e poi lutto spezzato ( nero-grigio o altri colori scuri) ancora per qualche anno
  • morte di uno zio-zia ( dai 6 mesi ad un anno di lutto stretto)
  • morte di un cugino/a ( maglietta o camicetta nera per 6 mesi-un anno).

Da qui possiamo spiegarci la tendenza delle nostre nonne e bisnonne ad indossare abiti neri o scuri per quasi  tutta la vita. Anche gli uomini portavano “segni “ di lutto come cravatte nere, fasce nere sulle giacche e sui cappelli o bottoni neri ( a seconda dei gradi di parentela con la persona defunta)

Anche i legami  che si instauravano attraverso i sacramenti erano molto sentiti.
Essere padrino/madrina di battesimo o cresima di qualcuno (si diceva “avere ‘u san Giuvann”, a ricordo di san Giovanni il Battezzatore) o fare da testimone di nozze, significava instaurare un legame profondo e duraturo non solo con la singola persona, che veniva  rispettata come un genitore,  ma con tutta la famiglia di appartenenza. I termini “cummar” o “cumpar”, “cummarell” o “cumpariell”  si estendevano  ad  intere  famiglie e si creavano legami di affetto e  amicizia reciproca.Altrettanto intensi erano i  rapporti con il vicinato con il quale si intesseva  una fitta rete di scambi e solidarietà : la condivisione della frutta e della verdura che arrivavano dai campi o del dolce preparato in casa; il pane e il forno, dove la “cummara” veniva a dare una mano e a chiedere di infornarle il tegame; i lavori agricoli e le bottiglie di pomodoro, una sorta di “sagre estive”, dove tutti correvano ad aiutare, anche i più piccoli… Questa  comunione  era favorita dai grandi cortili, dove spesso vivevano più famiglie e dai grandi portoni che restavano sempre aperti, talvolta anche di notte. In alcune strade del paese gli abitanti vivevano talmente in simbiosi da generare detti del tipo “’Nda vinelle i sante Laurienze nun ce chiove e nun ce mene viente” (Nel vico di san Lorenzo-oggi via Colombo- non piove e non tira vento)  per dire che le persone avevano fatto della strada la loro casa ed erano fuori anche con la pioggia e con il vento.Certo, non mancavano i litigi e inciuci, e anche quelli coinvolgevano molte persone!