Il Tessuto Abitativo Tipico

Le case rispecchiavano tutte (o quasi ) la stessa architettura, anche se con differenze a seconda delle fasce sociali.

In genere c’erano cortili ampi circondati da alte mura e chiusi con un grande portone che restava, però ,sempre aperto e si chiudeva solo la notte (se pure). Le costruzioni erano su due piani :“case’ e cammere” (piano giorno e piano notte) con una scala esterna che li collegava. C’erano archi nelle costruzioni (vedi foto). Le stanze erano ampie e, al piano terra, c’era la cucina e la sala da pranzo (nelle case signorili le stanze erano di più ed adibite a vari usi :vedi case Letizia-Coppola) Al piano superiore c’erano le camere da letto. Nella cucina c’era sempre il camino “u fuculare” che serviva non solo per riscaldarsi (dato che non c’erano riscaldamenti nelle case) ma anche ,spesso, per cuocere i cibi. Nelle stanze non c’erano i pavimenti ma “l’estech “,cioè una copertura di calce e sassolini battuta a mano con attrezzi di legno per renderla liscia. Facevano eccezione le case delle persone più abbienti dove erano presenti i pavimenti. L’estch”, a volte ricopriva anche una parte del cortile. I cortili, erano ampi perché vi si svolgevano i lavori agricoli: si portavano i covoni di grano, il granturco, si “battevano i fagioli” …. Nelle case signorili erano presenti i“basule” nella parte centrale del cortile; in un’altra parte era lasciata la terra per l’orto e l’allevamento degli animali da cortile (galline, oche, anatre, tacchini, conigli,…). In molte case c’erano anche le stalle con mucche, asini, buoi, cavalli che servivano per i lavori dei campi e come mezzi di trasporto. Venivano allevati anche i maiali. In queste abitazioni,spesso, c’erano “le grotte” cioè dei cellai sotterranei dove si conservava il vino e anche altri prodotti dato che non esistevano i frigoriferi. Queste “ grotte,nel periodo della II guerra mondiale, servirono come rifugi durante i bombardamenti.

Nelle case non c’erano servizi igienici. Al massimo c’era un gabinetto, vicino al portone o sulla scala, costituito da un gradino “’u puoj” o da un buco nel terreno con intorno fascine di legno. Ci si lavava con l’acqua fredda in bacinelle di ferro smaltato e, solo raramente, si faceva il bagno nelle tinozze con l’acqua riscaldata sul fuoco. In ogni casa c’era sempre un lavatoio accanto ad un pozzo da cui si attingeva l’acqua per dissetarsi ( non c'era acqua potabile) immergendo dei secchi a volte luridi perché adoperati per ogni necessità.

Questi secchi, però, nelle famiglie più accorte, erano in rame e utilizzati solo per tale scopo.

Nella maggior parte dei cortili c’era anche un forno a legna per cuocere il pane ( che veniva fatto in casa) e altri cibi.

Mentre gli agricoltori più ricchi avevano “case e cammere” di proprietà (1-2-3 … a seconda delle possibilità economiche) le persone meno abbienti avevano solo “case” al pianterreno e, spesso, in un’unica stanza, facevano tutto : mangiavano, dormivano…

Non avevano gabinetti in casa ma andavano fuori per i bisogni o usavano “i rinali” che venivano poi svuotati in strada.

Le categorie più povere (in genere i braccianti) vivevano in stanze in affitto molto piccole, anguste, senza focolari per riscaldarsi e in una sola stanza, spesso , erano ammucchiate sette-otto persone. Scipione Letizia nel suo libro afferma che, agli inizi del secolo scorso “ la maggioranza delle case erano delle misere catapecchie, senza pavimento e con le facciate tutte scalcinate.”

(DA INTEGRARE)