La mappa del 1758
Il feudo di Casale rimase alla famiglia Gargano fino al 1754, anno in cui tornò alla regia corte in mancanza di eredi diretti.
Nel 1758, esso fu infatti oggetto di una permuta da parte di Carlo III di Borbone .. È di questo periodo “il libro dei Censi” o Platea del SS. Salvatore, documento di grande rilievo che rappresenta la struttura del centro urbano nella sua definitiva configurazione assunta alla metà del ‘700.
Il 17 luglio del 1756 prese possesso in Casal di Principe il nuovo parroco, Don Nicola De Virgilis. Il sacerdote cominciò ad annotare con estrema precisione tutto ciò che riguardava l’amministrazione di quanto, uomini e cose, era stato a lui affidato. Si veniva così a formare il libro del “Censo delle anime” una sorta di registro parrocchiale dove venivano annotati tutti gli avvenimenti sacri e profani che riguardavano la vita della parrocchia di Casale nella seconda meta del XVIII sec.
Nel mese di agosto del 1756, quindi, solo qualche settimana dopo la presa di possesso il Parroco affidò l’incarico a Don Angelo Vella del “Quondam Giulio, di Casal di Principe, agrimensore”, di misurare i beni e tutte le partite di terra. La collaborazione con l’agrimensore o, almeno da un suo suggerimento, scaturisce l’impostazione tecnica del rilevamento del centro abitato su cui fonda il libro. Poche informazioni si possono ricavare dal frontespizio che porta il titolo “liber status animarus” e la data 1758. Il “Censor” riporta una legenda in cui chiarisce la simbologia adottata, nonché tutto il percorso viario seguito nel censimento delle case, iniziato da settentrione in senso antiorario. Il nucleo familiare che viene riportato è preceduto dalla numerazione della casa in cui abita ed alla indicazione se essa e tenuta “in propriis” oppure “in conductis”.
Sul testo vi è disegnato una mano ossia il punto di partenza dove si parte per seguire correttamente la numerazione delle case, così per esempio: “incipit a prima domo, quae est in via quae ducit in terra S. Cipriani vulgo dic ta la via d’Aversa, semper manu dextera tenendo ad dextra numerando”. Questa planimetria molto elementare ma molto chiara, riportata nel libro dei Censi, mostra i dettagli architettonici solo per la chiesa e per la casa baronale.
La pianta prospettica della Platea riporta anche molte interessanti indicazioni toponomastiche che consentono di rilevare alcuni elementi significativi urbani, quali ad esempio l’esistenza, almeno nella memoria collettiva di una cinta fortificata e di alcuni elementi quali la Torre (oggi via della Torre, dove esiste un immobile che ha la base costituita da muri a scarpa elemento tipico di una architettura fortificata). Come si evince dalla planimetria datata 1756 il nucleo antico del Casale di Principe rispecchia l’impianto urbanistico attuale. Le abitazioni sono disposte intorno ad un rettangolo disegnato da quattro vie che si intersecano ; il rettangolo centrale viene denominato “Meditullium”: una sorta di spazio interno che doveva corrispondere ad una aria libera coltivabile di cui non è indicata la proprietà. Non è chiaro se il termine Meditullium fosse stato coniato dal Parroco stesso o facesse parte del lessico collettivo, ma contrariamente ad altre indicazioni toponomastiche tutt’oggi in uso nel paese, di questa non esiste memoria; comunque Meditullium etimologicamente sta a significare “terra di mezzo”. Questo spazio interno è circondato da case e, dall’altro lato della strada, da altre abitazioni. Nell’angolo in basso a destra, in posizione non perfettamente baricentrica, è localizzata la chiesa del Salvatore, decentrata rispetto alla struttura abitata, ma situata nell’immediata prossimità della principale via di comunicazione indicata nel libro come “via pubblica” del Casale, collegata con Aversa e poi con vico di Pantano (attuale tratto di corso Umberto I proveniente dalla vicina Villa di Briano, deviando verso l’interno nella via del Popolo e rientrando nel tratto di corso Umberto I nei pressi della chiesa di SS. Salvatore in direzione Villa Literno).
La facciata della chiesa del SS. Salvatore è raffigurata nella configurazione architettonica identica alla attuale; davanti ad essa è rappresento un ampio spazio, sopraelevato di quattro gradini, attualmente non più esistenti, probabilmente assorbiti dalla strada che passa oggi davanti alla chiesa per portarla alla quota dell’attuale corso Umberto; ma il dislivello con il piano di campagna è presente alle spalle della chiesa dove si trova l’attuale piazza Vittorio Emanuele II, ex piazza Mercato, che si innesta su corso Umberto.
Con estrema semplicità è possibile operare, per l’accurata rispondenza toponomastica, il raffronto fra le strutture rappresentate dall’agrimensore nel 1756 e quelle dell’ attuale planimetria. Fra l’antica rappresentazione e l’attuale aerofotogrammetria del nucleo storico di Casal di Principe non vi sono sostanziali differenze: il rettangolo centrale del nucleo funge da fulcro della mappa del 1758 ed è chiaramente leggibile nell’attuale rilievo, anche con la stessa curvatura che l’antico disegnatore ha rappresentato; altrettanto leggibili sono i più rilevanti episodi edilizi, quali il palazzo dei Coppola, il palazzo del Conte (attuale Municipio) la chiesa di Santa Lucia e la rispondenza delle strade.
Le strade indicate sono sedici :
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strada della Chiesa
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strada Case del Re
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strada di Santa Lucia
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strada del Palazzo
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strada Piazza dritta
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strada della Torre
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strada del Limitone
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strada san Lorenzo
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strada della Croce
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strada della Bottega del Santissimo
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strada del Santissimo,
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strada delle Pagliarelle
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Vico la Cisura
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Vico d’Apollonia
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I vico del Limitone
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II vico del Limitone.
La prima strada, detta della Chiesa, conteneva fabbricati di proprietà del feudatario del paese (il principe di Durazzano) o della Chiesa. Infatti, vi erano, oltre a tre abitazioni, una bottega, due case adibite a macello, il forno detto “del duca”,e tre case che appartenevano alla Parrocchia. La seconda strada, detta “Case del Re”, conteneva undici abitazioni ed era così chiamata perché tutta di proprietà della casa reale,
Il redattore della planimetria antica, cioè il Vella, ha utilizzato come elementi di riferimento gli assi fra loro ortogonali, costituiti dalle vie denominate Limitone (oggi via delle Rose) e dalle vie delle case dette del Re (la cortina di edifici che divide l’attuale piazza Vittorio Emanuele dalla via Vaticale).
È ipotizzabile che ancora nel 1758 fossero proprio questi gli elementi che limitavano il perimetro esterno dell’insediamento.
È da notare che, in tutti i casali dell’agro, esiste una zona denominata “Limitone o Lemitone” e come questi assi viari, in genere, coincidono con il tracciato dell’ antica Centuriazione. Anche a Casale emerge il rapporto, fra la maglia territoriale romana, ancora leggibile, e la localizzazione degli insediamenti. Come già detto, l’incrocio tra via Vaticale, via San Donato, via della Pace e via Cavour è il punto di incrocio del Cardo e Decumano dell’ antica “Centuratio”.
Si può supporre che, anche dopo la decadenza di Roma e la rovina delle opere da essa realizzate, le maglie della Centuratio costituissero ancora l’unità fondiaria di base e quindi, lungo l’asse perimetrale, corresse il confine della proprietà. L’asse continua ad esistere, ma varia il suo significato nel rapporto con il territorio, diventa il “limite”, il confine fra l’abitato e l’esterno ( “Lemite, Vulgo Limitone”). Questo tracciato segnava ieri, come oggi, il confine tra Casal di Principe e San Cipriano d’Aversa.
Alla data del 1758 in cui il parroco De Virgiliis scriveva, il Casale ci appare come una struttura fortificata: il sito “alla croce”, viene indicato come “extra moenia”, ossia fuori le mura. Della fortificazione, a quella data, esisteva certamente una delle torri, essendovi un preciso riferimento topografico. Inoltre, nel dipinto di Maria SS. Preziosa, conservato nella stessa chiesa, è rappresentato sullo sfondo dell’ icona l’immagine di un poderoso torrione che la tradizione popolare riferisce alla cittadina o alle fortificazioni della cittadina.
La collocazione all’angolo esterno del nucleo antico, nel punto in cui la “via pubblica” entra nel borgo della parrocchia del SS. Salvatore evidenzia come l’edificio religioso costituisca uno dei principali e più antichi elementi di aggregazione dell’insediamento. Probabilmente vista la disposizione del transetto, del coro e delle navate è ipotizzabile che la chiesa avesse un orientamento ortogonale alla disposizione attuale e fosse di dimensioni ridotte e che la disposizione attuale delle navate e dell’abside rispetto alla vecchia chiesa, che oggi forma il transetto, sia il risultato di un ampliamento precedente al ‘700.
L’ antica “via pubblica” è stata la direttrice dell’espansione del centro urbano verso Nord, rappresentando, per la sua rilevanza, il motivo per cui questo centro riveste maggiore importanza rispetto ad altri che lo circondano. I tracciati stradali corrispondono perfettamente a quelli odierni e così anche corrispondono gli spazi interni fra le proprietà, quelle che il sacerdote denominava come “vinelle” (termine ancora usato nel dialetto Casalese, per indicare una “piccola strada”).
Anche il disegno dei lotti, più o meno si è conservato invariato, ed in molti casi si sono conservate anche le antiche abitazioni con la corte interna, con il tipico schema della casa “campana” il cui pian terreno era destinato ai servizi, mentre, la funzione abitativa era localizzata al piano superiore, spesso ingentilito da un loggiato posto su archi su cui si aprono gli ambienti per il riposo.
Nella mappa di Don Nicola è indicata la Casa del Conte, che è attualmente la Sede Municipale, le Botteghe del Conte, ubicate in piazza Vittorio Emanuele II, ex piazza Mercato, oggi adibite al piano terra a negozi artigianali e commerciali, mentre al piano superiore si trovano le abitazioni.