Casal di Principe sorse precisamente nell’entroterra di Aversa, abbastanza vicino alla costa tirrenica, nel cuore della grande “Silva Gallinaria”, di cui parla Cicerone e Strabone, in un territorio attraversato dal fiume Clanio che secondo gli antichi si estendeva dal Volturno al Miseno. Collocato nel cuore dei Mazzoni, occupò una parte di quella zona che Plinio aveva chiamato Leboriae, cioè paese di Liburni o Leborini.
In epoca preistorica questa fascia di territorio, a causa di sismi e bradisismi, si sarebbe abbassata di oltre dieci metri creando la palude, un’ambiente ideale per i germi della malaria, una malattia che mieteva un numero incredibile di vittime.
Tuttavia, come ci ricorda Tito Livio parlando dell’antica Liternum, nel 194 a. C. vi fu condotta una colonia romana di trenta famiglie. Ma non fu questo l’unico tentativo di colonizzazione della zona da parte dei Romani, perché in seguito ce ne furono molti altri, sia al tempo delle guerre contro Annibale, quando giunse un’ondata di trecento famiglie, che al tempo di Cesare e di Ottaviano Augusto. Del resto quella di distribuire le terre tolte ai nemici, ai veterani di guerra, era un’antica consuetudine dei romani che, dopo la vittoria su Annibale, vollero popolare queste terre, eseguendo la centuriazione, di cui parleremo a parte. Prima dei Romani anche i Greci avevano fondato colonie in Campania (basta ricordare Cuma e Napoli), che poi, dopo una serie di conflitti che le vide opporsi le une alle altre, caddero definitivamente in mano dei Romani.
I Romani ne fondarono molte in tutti i territori da loro conquistati, ma quella che ci interessa per la nostra ricerca è Liternum, poiché da essa parte una pista per la possibile fondazione del nostro paese.
Liternum e Scipione l’Africano
Nei pressi del lago di Patria sorgeva l’antico borgo di Liternum, che deve la sua fama ad un personaggio straordinario, Publio Cornelio Scipione, su cui ritengo opportuno dare qualche cenno. Intanto fu detto l’Africano perché distrusse definitivamente la potenza di Cartagine, importantissima città dell’Africa settentrionale, nella battaglia di Zama del 202 a. C., sbaragliando l’esercito di Annibale.
Ma Scipione non fu solamente un prode guerriero ed un espertissimo condottiero; fu anche uomo di vasta cultura, grande ammiratore delle tendenze culturali filoelleniche, che allora stavano arrivando a Roma. Non per nulla la sua famiglia aveva fondato a Roma un circolo molto esclusivo: “Il Circolo degli Scipioni”, che rappresentò la corrente degli innovatori, in opposizione alla corrente dei tradizionalisti, con i quali gli Scipioni si schierarono in aperta polemica, a cui certamente non fu estranea una coloritura socio-politica. Valga come esempio la nota diversità di opinioni tra lui e M. Porcio Catone il Censore, sostenitore del costume degli avi, il “mos maiorum” come dicevano i Romani. Detto questo possiamo affermare che anche Scipione, come tutti i grandi personaggi di ogni tempo, ebbe molti nemici, tanto che, terminata la guerra contro Antioco III re di Siria, fu accusato di aver ricevuto del denaro da quel sovrano, per indurre i Romani a firmare il trattato di pace; in altre parole fu tacciato di corruzione. Non sappiamo che cosa ci fosse alla base di questa accusa, rivoltagli probabilmente per desiderio di sottrargli fama e potere, ma sappiamo che Scipione, orgoglioso com’era, non riuscì a sopportare il colpo infertogli e si ritirò sulle sponde del lago di Patria, a Liternum appunto, dove morì a 51 anni nel 183 a.C.. Volle che sulla sua tomba fosse scritto “Ingrata patria, non avrai neppure le mie ossa”, e il nome Patria, dato al luogo dove Scipione morì e fu sepolto, deriverebbe proprio da questa epigrafe.
In verità a quei tempi, Liternum non doveva, però, essere un luogo del tutto solitario e primitivo, in mezzo alla boscaglia e al pantano, come qualcuno ha ipotizzato mettendolo a paragone con il movimento e la vivacità della Capitale, che Scipione avrebbe volutamente lasciato, rifugiandosi in esilio. Dagli scavi eseguiti su parte del territorio dell’antica Liternum (l’altra parte si troverebbe ancora al di sotto delle acque del lago!) sono venuti fuori i resti dei monumenti principali di una vera e propria città romana: il Tempio, la Basilica ed il Teatro. Sappiamo, inoltre, che prima di lui era andato ad abitarvi Lelio, suo carissimo amico, che aveva ereditato dal padre, ex-console, una serie di ville. Dunque, se si trattava di esilio, questo doveva essere, se non proprio dorato, comunque abbastanza confortevole.
Storicamente, come ci informa il Ferro (Florindo Ferro: Casal di Principe al cospetto della sua storia pag.6) Literno o Linterno fu prefettura e colonia romana nel 558 e, per opera dell’imperatore Augusto, anche nell’anno 730, conservando una certa importanza fin verso a fine del V secolo (anno 455 dell’era volgare), quando condivise la sorte di altri importanti città campane, come Atella, venendo distrutta dalle orde vandaliche guidate dal feroce Genserico. La popolazione, barbaramente assediata, massacrata e sottoposta ad un terribile saccheggio, fuggì dalle proprie abitazioni, vagando per le campagne circostanti, con il terrore negli occhi e nell’animo e il desiderio di una nuova sistemazione. Secondo il Ferro sarebbero sorti così, a mano a mano i “locus”, cioè aggregazioni di case (o di capanne), da cui successivamente sarebbe nata Casal di Principe. È questa un'ipotesi certamente plausibile, ma come vedremo in seguito, non è l’unica formulata circa le origini di Casal di Principe.
In epoca preistorica questa fascia di territorio, a causa di sismi e bradisismi, si sarebbe abbassata di oltre dieci metri creando la palude, un’ambiente ideale per i germi della malaria, una malattia che mieteva un numero incredibile di vittime.
Tuttavia, come ci ricorda Tito Livio parlando dell’antica Liternum, nel 194 a. C. vi fu condotta una colonia romana di trenta famiglie. Ma non fu questo l’unico tentativo di colonizzazione della zona da parte dei Romani, perché in seguito ce ne furono molti altri, sia al tempo delle guerre contro Annibale, quando giunse un’ondata di trecento famiglie, che al tempo di Cesare e di Ottaviano Augusto. Del resto quella di distribuire le terre tolte ai nemici, ai veterani di guerra, era un’antica consuetudine dei romani che, dopo la vittoria su Annibale, vollero popolare queste terre, eseguendo la centuriazione, di cui parleremo a parte. Prima dei Romani anche i Greci avevano fondato colonie in Campania (basta ricordare Cuma e Napoli), che poi, dopo una serie di conflitti che le vide opporsi le une alle altre, caddero definitivamente in mano dei Romani.
I Romani ne fondarono molte in tutti i territori da loro conquistati, ma quella che ci interessa per la nostra ricerca è Liternum, poiché da essa parte una pista per la possibile fondazione del nostro paese.
Liternum e Scipione l’Africano
Nei pressi del lago di Patria sorgeva l’antico borgo di Liternum, che deve la sua fama ad un personaggio straordinario, Publio Cornelio Scipione, su cui ritengo opportuno dare qualche cenno. Intanto fu detto l’Africano perché distrusse definitivamente la potenza di Cartagine, importantissima città dell’Africa settentrionale, nella battaglia di Zama del 202 a. C., sbaragliando l’esercito di Annibale.
Ma Scipione non fu solamente un prode guerriero ed un espertissimo condottiero; fu anche uomo di vasta cultura, grande ammiratore delle tendenze culturali filoelleniche, che allora stavano arrivando a Roma. Non per nulla la sua famiglia aveva fondato a Roma un circolo molto esclusivo: “Il Circolo degli Scipioni”, che rappresentò la corrente degli innovatori, in opposizione alla corrente dei tradizionalisti, con i quali gli Scipioni si schierarono in aperta polemica, a cui certamente non fu estranea una coloritura socio-politica. Valga come esempio la nota diversità di opinioni tra lui e M. Porcio Catone il Censore, sostenitore del costume degli avi, il “mos maiorum” come dicevano i Romani. Detto questo possiamo affermare che anche Scipione, come tutti i grandi personaggi di ogni tempo, ebbe molti nemici, tanto che, terminata la guerra contro Antioco III re di Siria, fu accusato di aver ricevuto del denaro da quel sovrano, per indurre i Romani a firmare il trattato di pace; in altre parole fu tacciato di corruzione. Non sappiamo che cosa ci fosse alla base di questa accusa, rivoltagli probabilmente per desiderio di sottrargli fama e potere, ma sappiamo che Scipione, orgoglioso com’era, non riuscì a sopportare il colpo infertogli e si ritirò sulle sponde del lago di Patria, a Liternum appunto, dove morì a 51 anni nel 183 a.C.. Volle che sulla sua tomba fosse scritto “Ingrata patria, non avrai neppure le mie ossa”, e il nome Patria, dato al luogo dove Scipione morì e fu sepolto, deriverebbe proprio da questa epigrafe.
In verità a quei tempi, Liternum non doveva, però, essere un luogo del tutto solitario e primitivo, in mezzo alla boscaglia e al pantano, come qualcuno ha ipotizzato mettendolo a paragone con il movimento e la vivacità della Capitale, che Scipione avrebbe volutamente lasciato, rifugiandosi in esilio. Dagli scavi eseguiti su parte del territorio dell’antica Liternum (l’altra parte si troverebbe ancora al di sotto delle acque del lago!) sono venuti fuori i resti dei monumenti principali di una vera e propria città romana: il Tempio, la Basilica ed il Teatro. Sappiamo, inoltre, che prima di lui era andato ad abitarvi Lelio, suo carissimo amico, che aveva ereditato dal padre, ex-console, una serie di ville. Dunque, se si trattava di esilio, questo doveva essere, se non proprio dorato, comunque abbastanza confortevole.
Storicamente, come ci informa il Ferro (Florindo Ferro: Casal di Principe al cospetto della sua storia pag.6) Literno o Linterno fu prefettura e colonia romana nel 558 e, per opera dell’imperatore Augusto, anche nell’anno 730, conservando una certa importanza fin verso a fine del V secolo (anno 455 dell’era volgare), quando condivise la sorte di altri importanti città campane, come Atella, venendo distrutta dalle orde vandaliche guidate dal feroce Genserico. La popolazione, barbaramente assediata, massacrata e sottoposta ad un terribile saccheggio, fuggì dalle proprie abitazioni, vagando per le campagne circostanti, con il terrore negli occhi e nell’animo e il desiderio di una nuova sistemazione. Secondo il Ferro sarebbero sorti così, a mano a mano i “locus”, cioè aggregazioni di case (o di capanne), da cui successivamente sarebbe nata Casal di Principe. È questa un'ipotesi certamente plausibile, ma come vedremo in seguito, non è l’unica formulata circa le origini di Casal di Principe.