Il nostro popolo, per il fatto di non poter vantare una razza genuina ed omogenea, ha conservato nei suoi costumi, nelle sue tradizioni e nel suo modo di parlare, gli influssi dei vari popoli e civiltà che l’hanno dominato.
Ma gli antichi abitanti della Campania erano gli Osci e, forse, proprio da loro derivano alcune particolarità fonetiche del nostro dialetto.
Il casalese, anche rispetto al napoletano, con il quale ha moltissime affinità, ha la tendenza a sostituire, spesso, la A con la E e ad usare la U al posto della O.
Per esempio: l’articolo napoletano ‘o (il) da noi diventa ‘u come molte "a" vengono sostituite dalle "e". Se ne ha piena evidenza negli esempi che seguono:
Ed ancora, affermava l’archeologo Raimondo Guarini (In osca epigrammata nonnulla commentarium . Neap.1830 pag. 10 e seg) gli Osci tra le vocali non avevano la "O" ma usavano lo stesso segno della lettera U.
Studi recenti sembrano confermare queste affermazioni.
Dall’antica lingua osca deriverebbe, dunque, la tendenza ad utilizzare le "E" al posto delle "A" e le "U" al posto delle "O" nel dialetto di Casal di Principe, ma anche in quello di vari paesi della zona.
Il nostro territorio ha conservato, però, nel suo linguaggio, tanti segni e parole di altre civiltà che l’hanno attraversato.
Per esempio, i greci, che lasciarono un influsso profondo in Campania, denominavano “apoteca” un negozio, una rivendita, ma anche la farmacia; così da noi si usa ancora chiamare “puteca” lo spaccio di generi alimentari.
E che dire del latino “cerasa” per indicare le ciliegie? E dell’antico “crai” e “biscrai” che le nostre nonne usavano per dire domani e dopodomani? Non deriva forse dal latino "cras" e "bis cras"?
Dei vocaboli derivanti poi dalle varie dominazioni straniere che si sono qui succedute nel corso dei secoli si potrebbe fare un lunghissimo elenco, ma basta citare il francese “Je” per dire “io” o “buteglie” per dire bottiglia (ATTENZIONE: pronunciati come si scrivono non secondo l’esatta pronuncia francese!) per comprendere quanto abbiano inciso nel nostro lessico tutti i popoli che sono passati per queste contrade.
Ma gli antichi abitanti della Campania erano gli Osci e, forse, proprio da loro derivano alcune particolarità fonetiche del nostro dialetto.
Il casalese, anche rispetto al napoletano, con il quale ha moltissime affinità, ha la tendenza a sostituire, spesso, la A con la E e ad usare la U al posto della O.
Per esempio: l’articolo napoletano ‘o (il) da noi diventa ‘u come molte "a" vengono sostituite dalle "e". Se ne ha piena evidenza negli esempi che seguono:
-
Italiano
napoletano
Casalese
La testa
A cap
A chep
La mano
A man
A men
Il padre
O pat
U pat
L’asino
O ciucc
U ciucc
Ed ancora, affermava l’archeologo Raimondo Guarini (In osca epigrammata nonnulla commentarium . Neap.1830 pag. 10 e seg) gli Osci tra le vocali non avevano la "O" ma usavano lo stesso segno della lettera U.
Studi recenti sembrano confermare queste affermazioni.
Dall’antica lingua osca deriverebbe, dunque, la tendenza ad utilizzare le "E" al posto delle "A" e le "U" al posto delle "O" nel dialetto di Casal di Principe, ma anche in quello di vari paesi della zona.
Il nostro territorio ha conservato, però, nel suo linguaggio, tanti segni e parole di altre civiltà che l’hanno attraversato.
Per esempio, i greci, che lasciarono un influsso profondo in Campania, denominavano “apoteca” un negozio, una rivendita, ma anche la farmacia; così da noi si usa ancora chiamare “puteca” lo spaccio di generi alimentari.
E che dire del latino “cerasa” per indicare le ciliegie? E dell’antico “crai” e “biscrai” che le nostre nonne usavano per dire domani e dopodomani? Non deriva forse dal latino "cras" e "bis cras"?
Dei vocaboli derivanti poi dalle varie dominazioni straniere che si sono qui succedute nel corso dei secoli si potrebbe fare un lunghissimo elenco, ma basta citare il francese “Je” per dire “io” o “buteglie” per dire bottiglia (ATTENZIONE: pronunciati come si scrivono non secondo l’esatta pronuncia francese!) per comprendere quanto abbiano inciso nel nostro lessico tutti i popoli che sono passati per queste contrade.