In particolare due repressioni furono operate nei confronti delle mafie, a metà degli anni Venti ed all’inizio degli anni Trenta: una in Sicilia, ad opera del Prefetto Cesare Mori e dell’attività del magistrato Luigi Giampietro, un’altra nell’aversano e nei Mazzoni ad opera del maggiore dei Carabinieri Anceschi.
La prima, quella del Prefetto Mori, è di gran lunga più conosciuta, forse perché ci si occupò di mafia, già all’epoca più nota e famigerata; la repressione del Maggiore Anceschi, invece, è rimasta nel dimenticatoio anche se fu un’operazione di vasta portata e di grande importanza, soprattutto per le conclusioni che lo stesso Anceschi trasse alla fine del suo mandato.
In realtà il Governo fascista si mosse nella direzione della repressione anche con la centralizzazione delle funzioni dello Stato. Se in Sicilia si era appunto deciso di risolvere il problema con l’invio di due personalità esterne alle dinamiche di potere interne al Pnf, i già ricordati Mori e Giampietro, per quanto riguarda Caserta, dove molto aspra era stata la lotta tra fascisti della prima ora e il vecchio notabilato ben radicato nelle Amministrazioni di Comuni, Provincia e i vari enti gestiti da queste, possiamo notare che gli scioglimenti dei Comuni dal 1915 al 1926 sono, in valore assoluto, di gran lunga più numerosi rispetto alle altre Provincie della Campania ; dunque si può ipotizzare che, tra i vari motivi della repressione della malavita dei Mazzoni e dell’agro aversano, affidata al Maggiore dei carabinieri Anceschi, ci sia alla base anche un’eccessiva litigiosità del notabilato locale che, come dimostrato anche con il caso dell’onorevole Romano ad Aversa, non si faceva scrupoli ad utilizzare per le lotte politico-amministrative elementi della malavita locale.
Va comunque sottolineato che nel Discorso dell’Ascensione, tenuto da Mussolini il 6 maggio 1927, in cui appunto parla delle due repressioni siciliana e casertana, il duce si limiti a citare esclusivamente i risultati ottenuti sul fronte dell’ordine pubblico, non facendo alcun accenno ad altri motivi, pur sottolineando che Terra di Lavoro ormai era solo una ex Provincia .
Mussolini , infatti, dopo aver precisato che i Mazzoni sono “una plaga che sta tra la Provincia di Roma e quella di Napoli, ex Caserta” abitata dai cosiddetti latrones, una popolazione che” fin dai tempi dei romani aveva una pessima reputazione” passa all’enumerazione degli arresti e dei reati distinguendo appunto la zona dei Mazzoni dall’agro aversano, tra Caserta città e Napoli.
Per quanto riguarda i Mazzoni, “nei tre anni che vanno dal 1922 al 1926, furono commessi i seguenti delitti principali, trascurando i minori: oltraggi alla forza pubblica 171; incendi 318; omicidi 169; lesioni 918; furti e rapine 1.082; danneggiamenti 44. Per quanto riguarda l’agro aversano: oltraggi 81; incendi 161; omicidi 194; lesioni 410; furti e rapine 702; danneggiamenti 193”.
Infine Mussolini afferma: ”Ho mandato un maggiore dei Carabinieri con questa consegna :liberatemi da questa delinquenza con ferro e fuoco! Questo maggiore ci si è messo sul serio, difatti, dal dicembre ad oggi, sono stati arrestati 1.699 affiliati nella zona dei Mazzoni e 1.268 nella zona di Aversa” (Enzo Anceschi “I Carabinieri Reali contro la camorra. Una missione speciale negli anni venti” -Laurus Robuffo- pag.13) specificando che si era trattato sia di misure repressive che preventive.
A parte il discorso di Mussolini, della repressione Anceschi non si ha traccia nei fondi di polizia giudiziaria , ma alcuni documenti sono stati pubblicati in “ I Carabinieri Reali contro la camorra. Una missione speciale negli anni venti” di Enzo Anceschi, figlio del Maggiore in questione .
Dalla statistica dei reati presente in questo saggio, fatta dai carabinieri e riguardanti le notizie di reato in Provincia dal 1922 al novembre 1926, si evince che si erano compiuti 358 reati di oltraggio, violenza e resistenza a pubblico ufficiale; 30 associazioni per delinquere; 41 reati inerenti lo spaccio di monete o titoli di Stato falsi; 736 incendi; 197 reati di violenza carnale, corruzione di minorenni, oltraggio al pudore, ratti e lenocini; 465 omicidi volontari; 65 omicidi colposi od oltre le intenzioni; 2.152 lesioni; 3.869 furti; 205 rapine; 38 estorsioni; 257 truffe e 1.220 danneggiamenti.
La statistica è divisa in tre grandi aree: «zona Mazzoni», «zona aversano» e «zona nolano».
I reati più diffusi nell’agro nolano, rispetto alle altre due zone, sono le associazioni per delinquere, le rapine e i danneggiamenti.
Gli incendi, le violenze carnali, le lesioni, i furti, le estorsioni e le truffe presentano un numero di casi maggiore nei Mazzoni, mentre l’agro aversano spicca per il numero di omicidi.
Dalla statistica inerente solo la repressione di Anceschi, quella svolta tra il novembre 1926 ed aprile 1927, comprendente la zona dei Mazzoni e l’agro aversano, ma non l’agro nolano e quello giuglianese, deduciamo che ci sono stati 47 oltraggi, violenze e resistenze a pubblico ufficiale; 151 associazioni per delinquere; 7 “falsità in monete ed in carte di pubblico credito”; 25 incendi; 8 violenze carnali; 40 omicidi volontari; 3 omicidi colposi; 15 mancati omicidi; 84 lesioni; 199 furti; 19 rapine; 5 ricatti; 18 truffe, frodi ed appropriazione indebita; 53 danneggiamenti; 324 arresti per porto abusivo d’arma, 1.008 arresti per misure di P.S. e 639 sequestri di arma da fuoco. (Enzo Anceschi-op. cit.- pag. 24-25)
Da questa statistica possiamo inoltre notare che delle 151 associazioni per delinquere, 119 sono solo nell’agro aversano, zona a cui si riferiscono tutti i 15 mancati omicidi e la maggior parte delle lesioni, furti e lesioni ; mentre nella zona dei Mazzoni prevalgono gli oltraggi a pubblico ufficiale, gli omicidi volontari (31 rispetto a 9), i furti (120 a 80), gli arresti per porto abusivo d’arma, gli arresti per misure della P.S. (648 a 360) e i sequestri di arma da fuoco.
Il dato impressionante pare essere proprio quello delle associazioni per delinquere che, tra il 1922 e il novembre 1926 era di soli 30 casi scoperti, mentre con la missione Anceschi salgono a 151, un numero che indica essenzialmente una maggiore attenzione delle autorità inquirenti sul reato in sé, che a parità di normative, in età liberale, come si è detto veniva sovente evitato.
Dopo gli arresti ci furono ben 18 processi istruiti presso il Tribunale di S. Maria Capua Vetere che sono riportati nel testo di Anceschi e che mostrano che le 494 persone portate in giudizio, per il reato di associazione per delinquere ed i singoli reati, sono quasi tutte condannate, anche se su quasi tutti pende ancora il giudizio in appello (Relazione Anceschi)
- 9 processi riguardano associazioni per delinquere e reati avvenuti nell’agro nolano (Gallo di Comiziano, Casamarciano, Palma Campania, Saviano, Nola, Cicciano, Carbonara di Nola);
- 7 riguardano i Mazzoni e l’agro aversano (Aversa, Trentola, Ducenta, Casaluce, Frignano Maggiore, Casal di Principe. S. Cipriano d’Aversa, S. Maria La Fossa, Falciano di Carinola, Villa Literno) ;
- 2 riguardano il circondario di Caserta (S. Angelo in Formis, Pignataro Maggiore, Teano, S. Maria Capua Vetere) .
Ecco l’elenco dei processi così come riportati nel saggio menzionato :
1) «Mancano Luigi ed altri 8»;
2) «Napolitano Giuseppe ed altri 7»;
3) «Gragnaniello Gennaro ed altri 15»;
4) «Iovino Luigi ed altri 90»;
5) «Policastro Domenico ed altri 7”;
6) Iovino Massimino ed altri 25»;
7) Franzese Giovanni ed altri 7;
8) «Paternusto Ernesto ed altri 18»;
9) «Migliozzi Francesco ed altri 12“
10) «Esposito Raffaele ed altri 16»;
11) «Cristiano Pasquale ed altri 10»;
12) «Ciccarelli Manfredi ed altri 6
13) «Murano Biagio ed altri 27»;
14) Di Bello Eugenio ed altri 4
15) «Golio Alberto ed altri 32»;
16) Sorrentini Attanasio ed altri 60»;
17)«Ruggi Giuseppe ed altri 9;
18)«Laudante Giuseppe ed altri 45».
(Enzo Anceschi-op. cit. pag.31-40)
Dalle scarne notizie riportate, risalta che due associazioni nolane, giudicate in due diversi processi, sono in collegamento tra loro. Inoltre, nel processo «Sorrentini Attanasio ed altri 60», vi è scritto testualmente che I processi relativi alla zona dei Mazzoni, riguardano invece per lo più furti di animali di grossa taglia, tangente sulla restituzione della refurtiva ovvero “cavallo di ritorno”e imposizione della guardiania.
Tra questi processi due riguardano la nostra zona.
Il primo è quello relativo a «Iovino Luigi e altri 90», “il più importante di tutti per il numero degli imputati (91) e per la gravità dei delitti” “accusati di associazione a delinquere, rapine a mano armata, mancati omicidi a scopo di furto dal 1918 al 1926. Gli associati operavano su una vasta zona che comprendeva i Comuni di Aversa, Trentola, Ducenta, Casaluce, Frignano maggiore, Casal di Principe, S. Cipriano d’Aversa, Villa Literno e parte del territorio di Giugliano. Il centro di gravità era San Cipriano d’Aversa dove risiedevano i due capi, Iovino Luigi e Pagano Luca e dove affluiva tutta la refurtiva costituita da cavalli, asini e maiali. Il sistema dei ladri era quello di costringere gli stessi derubati, dopo il furto, a riscattare i loro animali mercè pagamento di una somma stabilita dai capi con obbligo, però, di occultare tutto all’autorità, pena la vita.” Si aggiunge, inoltre, che “gli imputati, pur essendo stati difesi da numerosi e valenti avvocati, sono stati già tutti rinviati a giudizio e che il processo è stato spostato al Tribunale di Potenza per «legittima suspicione», poiché gli arrestati avevano fatto pressione sui testimoni per non far riconoscere i presunti rei. (Enzo Anceschi -Op. cit.- pag.32-33)
Altro processo relativo ad esponenti della malavita della nostra zona è quello riferito a «Di Bello Eugenio ed altri quattro» accusati anch’essi di associazione a delinquere e 14 rapine a mano armata compiute in una sola notte, il 23 settembre 1923, in danno di tutti i carrettieri che passavano sullo stradale Casal di Principe- Villa Literno; anche questo processo fu spostato per la stessa ragione suddetta.
Di oltre 250 parti lese, invece, si parla nel processo «Paternosto Ernesto ed altri 18» tutti guardiani mazzonari, cioè uomini audacissimi e capaci di qualsiasi vendetta, trasmigrati dai Mazzoni nei pacifici Comuni di Pignataro Maggiore, Pastorano, Vitulazio, Bellona, Calvi Risorta, Giano Vetusto, Rocchetta e Croce, Sparanise e Teano» . Nel processo relativo a «Laudante Giuseppe ed altri 45» si parla della morte di sette imputati, “in parte uccisi dai loro stessi compagni” .
Per quanto riguarda invece i due processi nel circondario di Caserta, abbiamo semplici furti.
Il 1° maggio 1928 il Maggiore dei Carabinieri Vincenzo Anceschi inviava una relazione al Comando Generale dell’Arma dei CC. RR specificando che:
“Pertanto le attuali condizioni della P.S. nelle varie zone possono dirsi normali ma non definitivamente. La delinquenza è stroncata, i suoi non sono del tutto superati per le ragioni che seguono. Il servizio speciale deve ancora continuare sino a che non sia modificato l’istinto, per lo più sanguinario, di queste popolazioni (specie nella plaga dei Mazzoni), che sono pavide e primitive nel loro complesso-e sino a che non saranno completati, con una certa urgenza, altri provvedimenti di seguito accennati; altrimenti si potrebbe avere un risveglio pericoloso della delinquenza. A rendere completa l’opera di redenzione voluta dal governo nazionale occorrono provvidenze d’indole educativa, sociale ed economica“.
Quindi, oltre alla repressione, Anceschi indicava provvedimenti sia di carattere amministrativo, con la nomina di podestà e segretari politici onesti e soprattutto energici, «alcuno dei quali, protettore della delinquenza è stato perfino […] ammonito e fatto espellere, altri influivano ed influiscono sulla magistratura ed infine qualche altro trescava con la Massoneria, per cui sono in corso indagini», sia di natura economica “ bonifica di molta parte di quei territori, che potevano essere destinati alla produzione granaria” sia di natura infrastrutturale e scolastica “anche una maggiore rete di strade contribuirà a dirozzare ed incivilire queste popolazioni; in determinati centri di case coloniche dovrebbero sorgere, con una certa larghezza, scuole elementari, come, nei centri rurali, scuole serali in guisa da dare a quella popolazione un più elevato senso di moralità e di civiltà, avviarli al culto della patria e condurli entro l’ambito della società nazionale”.
“Non si ritiene superfluo infine, (concludeva Anceschi) aggiungere che sarebbe necessario: dare disposizione all’Autorità Giudiziaria di assecondare sempre meglio l’azione dell’Arma, poiché non di rado si verificano concessioni di libertà provvisoria ed assoluzioni inopportune se non ingiuste. Impedire l’infiltrazione della politica a favore della malavita. Allontanare dalla circoscrizione tutti i funzionari ed agenti di P.S. nativi del luogo o che avviano parenti ed interessi nella località ove prestano servizio”
Scarica la “RELAZIONE ANCESCHI”
Purtroppo l’auspicio e le richieste del valoroso Maggiore Anceschi di intervenire nella nostra zona con altre attività, oltre a quelle repressive, rimasero in gran parte lettera morta e si verificò quello che era stato evidenziato e temuto : la malavita continuò ad esistere, anche se più in sordina e, dopo il II conflitto mondiale, ritornò in grande stile sulla scena civile e politico-amministrativa dei nostri territori.