MATTINO
La colazione era, in genere, a base di latte di mucca, allevata in casa. Per chi non possedeva una mucca, il latte veniva comprato in strada da un contadino che portava in giro una mucca con un grosso campanaccio al collo il cui suono avvisava le persone (da qui l’appellativo di “vacca campanara” data a persone chiassose che vanno in giro a zonzo ).
Il latte poteva anche essere acquistato a casa di un contadino che allevava mucche ; si portava una bottiglia di vetro vuota e se ne ritirava una piena. Quando non si riusciva a vendere tutto il latte prodotto, con quello avanzato, veniva prodotto un ottimo formaggio, venduto nel vicinato.
Spesso al latte , si aggiungevano fette di pane, ottenendo la famosa “zuppa di latte” di eduardiana memoria.
Al mattino, però, si mangiava anche “pane cotto” oppure pane arrostito ( una bruschetta ricoperta di sugna) pane bagnato con zucchero sopra, pane con olio o, ancora, la polenta, “la iotta” avanzata la sera precedente.
Solo nelle famiglie più agiate si usava l’orzo o il classico caffè.
MEZZOGIORNO
Il pranzo era molto modesto a base di pane fatto in casa e cipolle, pancetta, salsiccia cotta sulla brace o tozzetto di pane con fagioli messi a cuocere, sin dal mattino, sul camino nel “pignatiello di creta”
SERA
La cena era il pasto principale e più sostanzioso della giornata e rappresentava il momento in cui la famiglia si ritrovava unita, dopo un’ intera giornata di lavoro, sia nei campi che in casa.
Si mangiava, in genere, una minestra con pasta e legumi (fagioli, ceci, piselli) o zuppe Vedi le relative ricette, pasta e patate, carne di maiale (pancetta alla brace, salsiccia, “sasiccielli” o salsiccia piccante) carne di animali da cortile (in genere allevati in tutte le case contadine), uova fritte ad occhio di bue, frittata con cipolle, patate e altro patate cotte sotto la brace, ecc. Vedi le relative ricette
DOMENICA
La domenica, il giorno nel quale non si lavorava, il pranzo del mezzogiorno era il pasto principale.
Le donne preparavano il ragù ( ricetta 6 )che veniva versato su pasta fatta in casa con farina e uova, preparata il giorno prima o la mattina presto e messa ad asciugare su tovaglie di canapa.
Chi non aveva tempo di preparare la pasta in casa, usava i maccheroni detti “ziti”, che venivano spezzati a mano, facendo un rumore particolare che si sentiva anche da lontano. Il ragù doveva essere cotto molto lentamente per ore sulla brace, in pentole di rame o di coccio.
Per secondo si mangiava la carne “vaccina”, cioè quella di manzo, che veniva consumata, quindi, una sola volta la settimana.
Ovviamente questo avveniva in linea di massima perché i pasti variavano da famiglia a famiglia.Non tutti allevavano animali da cortile o maiali e, in alcune famiglie più povere, si mangiava poco e male.