Secondi Piatti
Con la cotica del maiale vengono fatte braciole farcite con olio, sale, pepe, uvetta passita, prezzemolo ; vengono cotte in salsa di pomodoro.
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Secondi Piatti
Con la cotica del maiale vengono fatte braciole farcite con olio, sale, pepe, uvetta passita, prezzemolo ; vengono cotte in salsa di pomodoro.
Secondi Piatti
Cuocere nell'olio le “costatelle” salate, aggiungere le “papaccelle” sott’ aceto e lasciare insaporire ; rosolare il tutto per alcuni minuti. Questa pietanza era lo spasso dei nostri nonni e delle persone anziane e ancora oggi la troviamo in alcune cantine della Campania dove sono soliti mangiare i camionisti di passaggio.
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Le fettine di fegato, avvolte nella rete grassa del maiale insieme ad una foglia di alloro, si lasciano rosolare in una padella da ambo le parti e si salano quanto basta.
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Ammorbidire le cipolle in olio, poi sbattere le uova con sale, pepe e formaggio e unirle alle cipolle in una teglia, lasciandole cuocere fino alla doratura profumata.
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Ottima è anche la frittata ai funghi che vengono cotti a parte e poi si aggiungono alle uova sbattute con un po’ di sale; si versa tutto nell’olio bollente fino alla classica doratura della frittata.
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Lavare e lessare gli spinaci. Sbattere uova, formaggio, sale e pepe e unire gli spinaci . Versare la frittata in olio ben caldo fino a che diventi completamente dorata.
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Lessare i cavolfiori, lasciarli raffreddare a pezzetti, infarinarli e aggiungerli alle uova battute con sale, pepe e formaggio pecorino; friggerli in olio ben caldo.
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(Gamberetti di fiume) Messi in padella calda senza olio, lasciar riscaldare i gamberetti fino a che diventano di un bel colore rosso; unirli alle uova battute con sale, pepe e formaggio e quindi friggerli a cucchiaiate.
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Ammollare il baccalà per tre, quattro giorni, cambiando l'acqua mattina e sera. Sgocciolare e lessare il baccalà ; aggiungere, dopo il raffreddamento, papaccelle, olive, sedano, aglio e olio extravergine d'oliva. A questo punto il baccalà è pronto per essere servito in tavola
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Anche se oggi questa pietanza è molto usata solo nel centro nord d’Italia, un tempo, per la sua semplicità di preparazione ed economicità, non mancava mai nelle nostre famiglie contadine. Di solito si preparava la mattina presto, prima di andare al lavoro, o nei giorni freddi i e piovosi che non consentivano alle persone adulte di lavorare. Si serviva ben calda e si consumava seduti accanto al focolare dove veniva cotta . Per la preparazione, si metteva a bollire dell’acqua con sale in un paiolo di rame adagiato sul famoso “trebbite” (tre piedi in ferro). Al momento dell’ebollizione si versava lentamente la farina di mais, mescolando di continuo, fino ad ottenere un impasto ben denso, cui veniva aggiunto (soffritto a parte), un sugo composto da: aglio, ciccioli, salsiccia o pancetta, cubetti di formaggio pecorino ; si amalgamava il tutto con un mestolo di legno. A questo punto, la polenta era veramente pronta per essere versata nei piatti e gustata da tutta la famiglia. Ogni famiglia poteva variare i prodotti da aggiungere alla polenta in base ai propri gusti. Spesso, prima di aggiungere il soffritto, si toglieva qualche piatto di polenta “semplice” che veniva gustata così o con l’aggiunta del vin cotto. La polenta avanzata e fredda, veniva poi tagliata a pezzi e cotta sulla brace (polenta arrosto).
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Si tratta di pezzetti di stoccafisso che rimanevano dopo che il commerciante aveva ricavato dalla scella (pezzo) il filetto, ovvero la parte più importante. Le morzelle venivano vendute ad un prezzo molto inferiore e per questo erano acquistate principalmente da famiglie meno agiate. Venivano bollite e servite con olio a crudo.
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Piatto tipico della festa di settembre in onore della patrona del paese , la Madonna M.SS. Preziosa. Il “papero” , in genere allevato in casa per un intero anno, veniva ucciso e spennato dopo averlo immerso in un pentolone di acqua bollente. Dopo averlo lavato, si toglievano le interiora e si preparava un impasto a base di : carne vaccina macinata, interiora del papero a pezzetti, uova, pane (raffermo bagnato e sbriciolato) zucchero, uva passa ( qualcuno aggiungeva anche frutta candita). Con questo impasto si “imbottiva” il papero che veniva poi abilmente ricucito. L’animale veniva ricomposto in un grosso tegame (unto con la sugna) e circondato da patate tagliate a fette. Si infornava nel forno a legna finché la doratura non avvertiva che era cotto e pronto per essere servito.
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Si prende della carne macinata (1/2 Kg o di più) a cui si aggiunge del pane ( il pane raffermo va bagnato e poi sbriciolato) uova (4) e una manciata di uva passa ( volendo si possono aggiungere pinoli e zucchero). Si fanno delle polpette di media grandezza che vengono infarinate e fritte in olio ben caldo ( solo esternamente). La cottura viene ultimata nel sugo di pomodoro preparato prima a parte. Si lasciano cuocere per almeno mezz’ora. Era il piatto tipico di Carnevale ma si faceva anche in altri giorni di festa.
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Le coscette di rana si infarinavano e si friggevano in olio caldo.
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Prendere i salsiccielli ( formati da pezzetti di carne e interiora del maiale, aglio e peperoncino ) avvolgerli nella carta stagnola e metterli sotto la cenere e la brace accesa lasciandoli cuocere lentamente. Quelli ottenuti con la carne del bufalo, vengono lessati prima e mangiati dopo aver tolto la parte avvolgente. Sono una prelibatezza per i buongustai e quelli che vogliono abbinarli ad un buon bicchiere di vino asprino.